venerdì 6 novembre 2015

TIGER BOY - LA RECENSIONE
























TIGER BOY: UN DRAMMA INFANTILE CHE SI CELA DIETRO UNA MASCHERA. 

TRAMA:

Matteo, un bambino di nove anni, costruisce una maschera identica a quella del suo mito: un wrestler di Corviale chiamato Il Tigre. Una volta indossata non è più disposto a togliersela: ci va a scuola, ci dorme, ci fa addirittura il bagno. Quello che a prima vista viene scambiato come un capriccio è in realtà una chiara richiesta d’aiuto che nessuno riesce a cogliere.

Fonte trama: Vai.





Come per il precedente "Basette" (cortometraggio del 2008), anche in questo caso, Gabriele Mainetti e il suo sceneggiatore Nicola Guaglianone, usano il loro amore e la loro passione per i cartoni animati giapponesi per raccontarci un piccolo frammento di vita quotidiana: un corto dalle tematiche dure, forti e toccanti.
Mainetti ha senza dubbio uno stile nel raccontare le sue storie molto personale, cosa molto rara da trovare nei nuovi registi e sopratutto in quelli Italiani. Con il suo modo di girare riesce a fotografare Roma nei suoi ambienti più sporchi, duri e reali, grazie all'amore per i fumetti crea dei personaggi assolutamente unici e originali, gira delle spettacolari scene di lotta, unisce fantasia e realtà filmando così il dolore di una madre e l'incomprensione che la separa dal figlio; entrambi divisi da una maschera che cela un terribile segreto, non un segreto di identità come potrebbe essere per un supereroe dei fumetti, ma un mistero molto più personale e doloroso.
Il corto è del 2012, ma Mainetti sta finalmente facendo parlare di se in questi giorni grazie al fatto che finalmente è riuscito a realizzare il suo primo lungometraggio, dal titolo "Lo Chiamavano Jeeg Robot", con protagonisti Claudio Santamaria e Luca Marinelli. Attendiamo con ansia di vederlo e mentre aspettiamo incrociamo le dita e gli auguriamo buona fortuna.

QUI POTETE VEDERE IL CORTOMETRAGGIO: 




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