venerdì 18 marzo 2016

LOST RIVER - LA RECENSIONE



























RYAN GOSLING DEBUTTA ALLA REGIA E SPIAZZA TUTTI. 

TRAMA: 

Sull’onirico e surreale sfondo di una città sul punto di scomparire, Billy, madre single di due figli, cade vittima di un universo macabro e di fantasia oscura mentre Bones, il figlio diciottenne, scopre una strada segreta che porta a un villaggio subacqueo…






















LA RECENSIONE: 

Ho sempre apprezzato Gosling, sia come attore sia per il suo percorso artistico, sopratutto quello degli ultimi anni, ma non immaginavo mai che mi avrebbe così sorpreso nelle vesti di regista. 
Lost River è un mix di surrealismo e violenza, una favola del terrore ambientata in una provincia abbandonata al degrado, con atmosfere e personaggi che ricordano il cinema di Harmony Korine. 
Il caro Ryan non si tiene a freno neanche un secondo e spinge a mille sull'acceleratore, cura minuziosamente ogni particolare: la regia, la fotografia(ricca di stupende luci rosa, viola e fucsia), le scenografie in stile gotico, i costumi vintage e le musiche spettrali suonate con il carillon. 
Anche se la critica lo ha completamente distrutto a Cannes, Lost River è invece, a mio parere, una vera e propria perla che purtroppo è passata inosservata e che forse nessuno riscoprirà mai; un film che è cinema a trecentosessanta gradi, una pellicola che, come Gosling stesso ha ammesso, vuole essere un suo personale tributo a grandi maestri del cinema, come Mario Bava(non a caso una delle attrici è Barbara Steele), David Lynch e Dario Argento. Come ho detto prima Gosling non risparmia niente e, oltre ai tre registi già citati, riesce anche a rendere tributo a capolavori del cinema muto come "L'uomo che ride" di Paul Leni e musical macabri come Sweeney Todd, riempe il film di attori grotteschi, violenti e completamente sopra le righe, fa spargere fiumi di sangue e ci fa perdere nelle stupende scenografie naturali di un America che sembra ormai essere vicina all'autodistruzione. 





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