lunedì 3 ottobre 2016

I MAGNIFICI SETTE - LA RECENSIONE



















I SETTE PISTOLERI DI FUQUA CHE NON SONO POI COSI' TANTO MAGNIFICI.   

TRAMA: 

Quando la città di Rose Creek si ritrova sotto il tallone di ferro del magnate Bartholomew Bogue, per trovare protezione i cittadini disperati assoldano sette fuorilegge, cacciatori di taglie, giocatori d'azzardo e sicari - Sam Chisolm, Josh Farraday, Goodnight Robicheaux , Jack Horne, Billy Rocks, Vasquez e Red Harvest.























LA RECENSIONE: 

Siamo arrivati a settembre 2016 e gli americani non sembrano avere per niente voglia di voler smettere di tirare fuori remake dal cassetto. Questa volta hanno persino rispolverato il classico di John Sturges del 1960 "I magnifici sette" (ispirata a sua volta dal capolavoro di Kurosawa "I sette samurai"), gli Yankee sembrano decisi a voler rilanciare il genere western ma tranne alcuni casi, come l'ultimo di Tarantino o lo stupendo The Homesman di Tommy Lee Jones, non sembra si ricordino più come si scrive una buona storia western. 
Partiamo subito col dire che Antoine Fuqua non è affatto un pessimo regista, anzi, quello a cui bisogna assolutamente dare merito quando si guarda il film è proprio la regia e la messa in scena, non è il solito blockbuster americano dai tempi veloci, i ritmi sparati a mille pieni di battutine sceme o di combattimenti a rallenty con gente che spara facendo capriole in aria, direi invece che le scene delle sparatorie sono forse una delle cose più interessanti e migliori del film, quello invece in cui pecca la pellicola alla grande è assolutamente la scrittura della storia e sopratutto dei personaggi.
Se nelle pellicole di Kurosawa e Sturges si puntava proprio sulla costruzione dei personaggi, alle loro storie, i loro pregi, i loro difetti e sugli ideali che li portavano a fare quello che facevano, in questo nuovo film non c'è assolutamente niente di tutto questo. Nel film di Sturges vedevamo sette personaggi completamente diversi tra loro riuscire a fare gruppo e difendere dei poveri contadini messicani che non sarebbero mai stati in grado di tenere una pistola in mano, nel film di Fuqua vediamo sette persone (che a mio parere vengono arruolate molto a caso) che sembrano non considerasi nemmeno l'uno con l'altro, che non riescono a creare un vero gruppo e sopratutto che non fanno capire nemmeno il motivo per cui ognuno di loro accetta di difendere la piccola cittadina di Rose Creek (cittadina tra l'altro non abitata da contadini messicani ma da normali cittadini americani, quindi non si capisce nemmeno per quale motivo tra di loro non ce ne sia nemmeno uno che sappia tenere in mano un fucile o una pistola).
Qui non siamo davanti a dei pistoleri che sono letteralmente con le pezze al culo come nel film di Sturges, non sono dei Ronin come nella pellicola di Kurosawa, sono solamente sette persone (messe insieme veramente a caso)  di cui facciamo veramente fatica a capire i motivi che animano i loro spiriti di giustizia (tranne Denzel Washington). 
A mio parere questi sette non sono così tanto magnifici, come ci vogliono far credere con l'ultima inquadratura finale del film (scena veramente da mettersi a ridere), Fuqua è un buon regista ma dovrebbe leggere a modo le sceneggiatura che gli vengono proposte prima di accettare di girare un film come questo. 
PS: c'è un quesito che mi assilla da giorni su questo film: la storia è ambientata nel selvaggio west poco dopo la fine della guerra di secessione, si svolge in una piccola cittadina americana degli stati del sud e allora perchè nessuno riesce ad accorgersi durante tutto il film che Denzel Washington è nero? 




1 commento:

  1. e' un film che mi incuriosisce, sicuramente rifare un classico è un rischio... ma lo guarderò comunque!

    RispondiElimina