martedì 17 gennaio 2017

LOST IN THE WHITE - LA RECENSIONE





















IL GELIDO INFERNO BIANCO RACCONTATO DA ALESSIO CUBONI. 

TRAMA:

Sperduto nel bianco, tra le montagne innevate, uno snowboarder solitario cerca la sua discesa perfetta...
Durante la sciata, eseguendo un salto, cade e perde i sensi tra la neve...
Isolato dalla civiltà e immerso nella natura, al suo risveglio inizierà il suo incubo...























LA RECENSIONE: 

Iniziamo col dire che i ragazzi della Pulp R Studio ci avevano già dimostrato di saperci fare con la macchina da presa, ci avevano infatti regalato piccole chicche come la web serie "Quella sporca sacca nera" o il cortometraggio horror "Born From Blood", entrambi diretti da Mauro Aragoni. 
Questa volta però Aragoni passa la palla al collega e amico Alessio Cuboni, il quale, non sembra essere assolutamente da meno e ci regala infatti un ottimo horror dalle ambientazioni naturali gelide e spietate.
Partendo proprio dall'ambientazione, che si può dire essere la vera protagonista del corto, notiamo subito che ottimo occhio abbia Cuboni nel riprende questi stupendi scenari naturali innevati, ammiriamo la cura per il dettaglio in ogni singola forma che riesce a catturare fotogrammi come: un ramo di albero ghiacciato o un bossolo di fucile adagiato sulla neve. 
Cuboni fa fuori i dialoghi, non ci servono a niente, quello che serve lui sembra averlo già in mente e sembra sapere come svilupparlo al meglio. 
Per la prima parte "Lost in the white" è un'opera che trova la sua forza nel montaggio, la camera per buona parte dell'opera fa solo inquadrature fisse, per poi trasformarsi in una soggettiva in movimento che da la giusta dose di ritmo e suspense al corto, esattamente quello che le serve prima di ritornare alla camera fissa e ai giochi di luce naturale. 
Il tutto viene accompagnato da una buona colonna sonora, composta da Antonio Manca, che si diverte a toccare le note alte del suo piano a tempi lenti, le quali, riescono a mescolarsi alla perfezione con i suoni naturali che, a mio parere, sono parte fondamentale dell'opera, non essendovi dialoghi lo spettatore non può fare altro che ascoltare questo collage di suoni che passano dal soffio del vento tra i rami secchi di un albero al rumore di passi che calpestano il suolo nevoso della montagna. 
Per concludere, anche questa volta la Pulp R Studio riesce a stupirci e ci regala il suo ennesimo corto che, a quanto pare, è già riuscito ad aggiudicarsi la vittoria al "Roma cinema DOC 2016" ed è riuscito ad entrare in selezione ufficiale al "Los Angeles Cine Fest", dopo la visione del corto di Cuboni posso dire che la frase che più mi è sembrata adatta per essere accostata a questa opera è "oggi ho sentito il gelido tocco della morte". 



Nessun commento:

Posta un commento